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MICHELE: Buongiorno, buon pomeriggio e buonasera.
Io sono Michele e questo è il podcast in italiano di LingQ.
In questa nuova intervista avrai il piacere di conoscere Beatrice,
ovvero un’artista che trasforma in arte dei semplici tappi da sughero.
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Buongiorno, buon pomeriggio e buonasera.
Benvenuti a un nuovo episodio del podcast in italiano di LingQ.
Oggi sono qui insieme a Beatrice.
Ho scoperto di recente questa ragazza
attraverso Instagram.
E sono rimasto colpito dai suoi lavori.
Dovete sapere che Beatrice è un’artista
che con dei semplici tappi da sughero
crea sculture di animali e non solo.
Trasforma un prodotto di uso comune in arte.
Grazie Beatrice di essere qui con noi, di aver accettato l’invito per quest’intervista.
BEATRICE: Grazie a te per l’opportunità.
Sono un po’ emozionata, ma andiamo. MICHELE: Andiamo.
Allora, prima di parlar e un po’ di quello che fai,
raccontaci un po’ di te.
Chi è Beatrice?
Dove vivi, quanti anni hai…
un po’ la tua infanzia, raccontaci.
Poi andiamo più nel dettaglio su quello che fai, ok?
BEATRICE: Ok, io mi chiamo Beatrice, ho 35 anni.
Faccio l’artigiana a tempo pieno.
Devo dire da poco tempo.
Sono pugliese.
A discapito di quanto possa sembrare, molti mi chiedono se sono sarda e invece no.
MICHELE: Non si sente l’accento.
Pensavo fossi del centro Italia.
Anche nord.
BEATRICE: In realtà il mio sangue è misto, forse è per quello.
Non saprei cosa altro dirti di me a parte che sono una ragazza semplice
e alla soglia dei 30 anni ho deciso di dare una svolta alla mia vita, ecco.
Perché non avevo un lavoro stabile,
non avevo nulla da perdere se non il tempo.
Quindi ho deciso di dedicarmi quelli che erano i miei hobby, le mie passioni.
E da lì è cominciato tutto il mio percorso.
In realtà non mi aspettavo che diventasse un lavoro.
MICHELE: Certo.
BEATRICE: Però…
MICHELE: È iniziato come un hobby, no?
Dopo è diventato un lavoro vero e proprio.
BEATRICE: Praticamente sì.
MICHELE: Tu nasci in Puglia, giusto?
BEATRICE: Sì. MICHELE: Da padre e madre pugliesi?
BEATRICE Madre lucana, ma mia nonna era romana.
Ecco forse perché sentivi un barlume di centro Italia.
MICHELE: Un po’ ci ho azzeccato.
Va bene, ok. BEATRICE: Hai buon orecchio, bravo.
MICHELE: A forza di sentire tante persone sto affinando un po’ l’orecchio.
E tuo padre invece è anche lui pugliese. BEATRICE: Sì, pugliese doc.
MICHELE: E adesso vivete ancora in Puglia?
O vivi in un’altra parte dell’Italia?
BEATRICE: Ho studiato altrove,
ma adesso sono tornata in patria.
MICHELE: Però complimenti perché, nonostante tutto, il tuo accento si sente pochissimo.
Perché quando viviamo in una regione soprattutto del sud,
parlo da siciliano perché io sono siciliano,
vivo qui in Veneto… BEATRICE: Non si direbbe.
MICHELE: È perché vivo in Veneto da 15 anni, a Verona.
Quindi un po’ il mio accento è un mix.
È difficile identificare il mio accento.
Però vivere in una regione come la Puglia, come la Sicilia,
di solito è difficile non far sentire il proprio accento.
Quindi complimenti, non l’avrei mai detto.
BEATRICE: Sono regioni in cui l’accento è particolarmente marcato,
ma ti dirò che io switcho.
Perché molte volte anche per farmi capire dalla gente di giù.
Come dire, non so, una dizione…
Anche solo dire un numero di telefono, pronunciare un sei
al posto di un sei, come si direbbe in Puglia.
MICHELE: È vero.
BEATRICE: Spesso qui non mi capiscono.
Se dico sei quasi capiscono sette.
MICHELE: Ok, va bene.
BEATRICE: O mi guardano male.
Quindi bisogna essere un po’ dei camaleonti.
MICHELE: Eh sì, è importante.
Quindi sei cresciuta in Puglia e dopo ha iniziato a studiare arte?
BEATRICE: In realtà ho iniziato con il liceo artistico.
Poi di lì ho voluto un po’ deviare.
Sempre rimanendo nell’ambito artistico, ma approfondendo la settima arte
che mi è sempre piaciuta: il cinema.
MICHELE: Forse per questo che la tua dizione è così buona?
BEATRICE: Ti dirò, c’è anche un piccolo segreto.
MICHELE: Ah ok, non andiamo nel dettaglio. BEATRICE: Non volevo fare…
BEATRICE: Non volevo fare l’attrice, anche se ho frequentato un breve corso di teatro.
Avrei voluto fare la film-maker.
Anche se non è stato possibile.
Ma devo dire che lo studio mi ha aiutata oggi
a divulgare al meglio quello che so fare.
MICHELE: Ho notato i montaggi video che fai su Instagram,
sono fatti molto bene.
Trasmettono molto bene le emozioni che vuoi trasmettere.
Quindi si vede che c’è dell’esperienza in questo campo.
BEATRICE: Menomale, grazie.
MICHELE: Un po’ di complimenti quando bisogna farli li facciamo, no?
È giusto.
Quindi hai studiato arte e poi la settima arte, il cinema.
È stato un percorso universitario?
BEATRICE: Accademico, sì.
MICHELE: E lo hai fatto in Puglia o altrove?
BEATRICE: No, ho studiato all’Aquila in un’accademia che non esiste più
perché ho beccato il terremoto, va beh è un’altra storia. MICHELE: Mannaggia.
BEATRICE: Sì, è stato proprio in quegli anni.
Poi da lì mi sono trasferita a Roma
e ho continuato gli studi in quel settore lì,
ma tornando ero un po’ in crisi, come dicevo prima.
Non ho trovato quello che mi aspettavo probabilmente.
Quindi ho voluto tornare alle origini della manualità.
Che erano quelle che mi avevano spinto poi ad approfondire l’ambito artistico.
MICHELE: Quindi l’artigianato in generale.
Ok, comunque come ho anticipato prima
tu crei sculture su dei tappi da sughero.
Il bello della diretta.
Però prima di questo facevi qualcos’altro?
Creavi qualcosa di diverso?
Perché quello che ho visto sui social è qualcosa,
però forse prima di quello… adesso io vedo la punta dell’iceberg, no?
Non vedo tutto quello che c’era prima.
BEATRICE: Sì, tutto il percorso dici.
In realtà sono sempre stata un ritrattista,
mi è sempre piaciuto ritrarre volti umani, ma anche soprattutto animali
perché ho unito le mie passioni che sono l’arte e gli animali.
Anche la miniatura, il bricolage.
Ho delle basi artistiche,
per cui al liceo si faceva anche il modellato,
ma si modellava l’argilla, quindi si tendeva ad aggiungere.
Io invece non conoscevo l’arte dell’intaglio che è un togliere.
E non mi aspettavo che mi avrebbe appassionato così tanto.
MICHELE: Sei un po’ come Michelangelo.
Lui lo faceva con il marmo e tu lo fai con un tappo da sughero.
BEATRICE: Quanti complimenti oggi.
MICHELE: Però se dovessimo analizzare quello che fai…
Michelangelo da un pezzo di marmo creava dell’arte.
Tu lo fai da un oggetto semplicissimo.
Consiglio a chi guarda questo video di andare a vedere i lavori
perché sono pazzeschi.
Io sono rimasto quando stavo scrollando su Instagram,
madonna santa!
Ho detto: “Devo contattare questa ragazza, devo conoscere la sua storia”.
Quindi eccoci qui.
BEATRICE: Dicevo, la ritrattistica, ma non mi aspettavo che sarebbe poi
sopraggiunta la scultura, nella quale non ero nemmeno ferrata all’epoca.
Ma forse perché sbagliavo in metodo.
Ho capito dopo che…
lo scavare la materia, il tirare fuori la silhouette,
tirare fuori qualsiasi altra cosa era quello che faceva per me.
Che non era il metodo che si usava quando andavo a scuola io.
MICHELE: Certo.
BEATRICE: Che ho scoperto troppo tardi alla soglia dei 30 anni.
BEATRICE: Ma va bene così. MICHELE: Non è mai troppo tardi.
BEATRICE: Alla base di quello che mi hai chiesto c’è sempre stato…
un concept del riciclo creativo.
Io ho cominciato cercando di dare nuova vita
a cose scartate o che avevano un uso comune.
Poi mi sono avvicinata ai tappi di sughero
che erano quelli che mi hanno dato maggiore soddisfazione.
Io ho sempre adorato le sculture in legno.
Nonostante l’intaglio non sia un’arte femminile.
Però ho voluto cimentarmi. MICHELE: Perché no.
BEATRICE: E amando le miniature ho detto: “Questo tappo di sughero può essere potenziale”.
Alla fine è come se fosse un piccolo legno
dal quale tirare fuori qualcosa.
Proviamoci.
BEATRICE: Le prime volte… MICHELE: Le prime volte è stato difficile.
BEATRICE: Sì, ho fatto fatica, non ero mai contenta del risultato.
Tutt’oggi non lo sono perché sono una perfezionista patologica.
MICHELE: Beh è una cosa degli artisti questa.
Il fatto di cercare di migliorarsi sempre di più.
Certo.
BEATRICE: Sì, però cerco sempre di migliorarmi, sperimento…
non mi sento arrivata, ecco.
MICHELE: Sì.
È una cosa molto bella il fatto di…
provare nuovi modi per creare arte.
Poi c’è anche da dire una cosa.
Il materiale di per sé è particolare, il tappo da sughero.
È molto leggero.
Non è come il legno.
BEATRICE: No, tende anche a sgretolarsi.
Ci sono tappi e tappi.
MICHELE: Ok, prendi quelli di qualità.
BEATRICE: Eh sì, seleziono anche quelli.
Ormai anche a colpo d’occhio.
MICHELE: Dove li recuperi?
Vai da qualche distributore che non so…
Raccontaci, come fai?
BEATRICE: Mi è capitato di fare questo.
Sì, all’inizio mi è capitato ma poi ormai le persone che mi conoscono lo sanno.
Come mi è anche capitato che una mia follower mi abbia spedito un pacco intero di tappi,
perché lei aveva una parente che lavorava al bar e mi ha fatto questo regalo.
Li ho ancora tutti qui.
Devo selezionare pure quelli, però…
alla fine è bello che chi ti segue e chi ti apprezza…
MICHELE: Ti supporta.
BEATRICE: Sì, ti supporta in questa maniera, esatto.
MICHELE: Più o meno quanti lavori fai al giorno?
Quante creazioni? Perché tu principalmente crei animali.
Però ho visto che hai fatto anche dei volti
di personaggi famosi, come il cantante dei Maneskin, Damiano.
Però quanti ne fai al giorno più o meno?
In base alle richieste che ricevi?
BEATRICE: Generalmente sì.
Perché il mio lavoro lo divido in step.
L’intaglio, la pittura e la rifinitura.
Per cui tendo ad accumulare più di un lavoro al giorno
perché l’intaglio crea molta polvere,
quindi non mi posso permettere di dipingere in un ambiente polveroso.
Dopo di quello poi pulisco, disinfetto,
mi dedico alla pittura e rifinisco.
Per cui tendo sempre ad averne più di uno per le mani,
proprio perché altrimenti sarebbe un caos.
MICHELE: E in totale, parlando di ore lavorative?
Nella creazione di un solo tappo.
Trasformare quel tappo in qualcosa di artistico.
Quanto tempo di metti più o meno?
BEATRICE: Da libera professionista sfrutto il mio tempo un po’ random.
BEATRICE: Faccio casa-studio. MICHELE: Se dovessimo sommare…
BEATRICE: In tutto probabilmente un paio di giorni.
Anche perché bisogna considerare anche l’asciugatura.
Poi io sono un po’ lenta.
L’artigianato, il pezzo unico ha bisogno di uno studio iniziale
da non sottovalutare.
MICHELE: No.
BEATRICE: Da lì poi… MOCHELE: Ogni tappo ha la sua.
MICHELE: Quindi va studiato.
BEATRICE: Poi lo osservo, è tridimensionale…
Essendo pezzi unici non posso nemmeno permettermi di…
cioè posso rifarlo da capo, ma sarebbe tempo sprecato.
BEATRICE: Quindi, così… MICHELE: Certo.
MICHELE: Ho visto che non hai un negozio online.
Crei su commissioni.
Hai la richiesta e crei il prodotto che ti viene richiesto.
Hai mai pensato di aprire uno shop?
BEATRICE: In realtà sì, ci sto pensando seriamente.
BEATRICE: Perché le richieste sono tante. MICHELE: Tante.
BEATRICE: E la gente mi chiede se ho uno shop.
Però diciamo che il sito è in costruzione.
MICHELE: Ok, quindi diamo un’anticipazione.
BEATRICE: Anche se per il momento va bene così.
MICHELE: Va bene, ok.
Quante richieste hai ricevuto?
Perché ho visto… forse hai fatto qualche reel che è andato benissimo.
Forse uno in particolare, credo.
Dove hai paragonato un video
dove c’è un ragazzo che colora un quadratino.
E tu hai detto che c’è qualcuno che fa qualcosa di meglio.
Che ha qualcosa da dire, da offrire.
Perché ci sono ingiustizie nei social.
Secondo me con questo video sei arrivata…
BEATRICE: A 1,8 milioni. MICHELE: Eh, cavolo!
MICHELE: Secondo me lì… BEATRICE: Non mi aspettavo.
Non mi aspettavo perché lì dicevo proprio:
“Chi colora un quadratino ha 1 milione di visual e chi scolpisce tappi di sughero no”.
BEATRICE: Alla fine l’ho superato. MICHELE: L’hai ottenuto.
MICHELE: Hai avuto la tua rivincita.
BEATRICE: C’era gente che commentava dicendo:
“Ma come. il milione lo hai pure tu!”.
MICHELE: E ma inizialmente non te lo aspettavi.
BEATRICE: No, esatto. MICHELE: Esatto.
BEATRICE: In realtà lì non era un confronto su chi sa fare di meglio,
era un confronto sull’originalità.
Spesso noi cerchiamo intrattenimento nei social
ma non ci soffermiamo a primo impatto
su determinati contenuti che magari, arrivando fino alla fine, possono stupirti.
Non si tratta solo di arte, ma di qualunque contenuto, no?
Perché siamo sempre di fretta, non abbiamo mai tempo…
il primo impatto ti deve per forza colpire, altrimenti hai perso la partita.
MICHELE: Poi uno deve essere bravo a vendere quello che fa.
E tu secondo me sei stata molto brava.
Il fatto che hai menzionato prima, il montaggio.
Sai, al giorno d’oggi nei social questo è molto importante.
E tu sei riuscita a coniugare tutto.
La tua bravura come artista e anche il saper promuovere quello che fai.
Non è facile.
Nel mondo dei social oggi è difficile emergere
e creare qualcosa che possa essere interessante.
Hai sfruttato la tua conoscenza dell’editing, del montaggio
con il far vedere quello che fai.
Poi se una cosa è fatta bene
i seguaci arrivano, l’interesse cresce.
BEATRICE: Sì, credo che alla base ci sia il voler colpire le emozioni della gente.
MICHELE: Certo, è importante.
BEATRICE: Perché un po’ tutti ci sentiamo sottovalutati con quello che sappiamo fare.
Quindi il discorso è anche generalizzato.
Direi che hai centrato nel segno.
MICHELE: Puoi mostrarci qualche scultura dal vivo?
Hai qualcosa di vicino?
Ti devo fare spostare o hai qualcosa lì davanti a te?
BEATRICE: Sì, qualcosina… MICHELE: Giusto per…
MICHELE: Wow.
BEATRICE: Qualcosa di già pronto.
MICHELE: Questo mi sa che lo hai messo in un video, o è nuovo?
BEATRICE: No, è sempre lui.
Poi c’è il mio gatto, lo avrò fatto in 1000 versioni.
MICHELE: Pazzesco.
BEATRICE: Quello da cui ho cominciato.
Da qualche parte dovrei avere il primo prototipo che era uno sgorbietto.
BEATRICE: Però va beh. MICHELE: Va beh, certo.
BEATRICE: poi ci sono quelli a cui sto lavorando
che sono in versione rustica.
Tutti da dipingere.
MICHELE: È una bozza, come quando facciamo un disegno.
Esatto, sì.
BEATRICE: Esatto, sì.
Ma la silhouette verrà poi rifinita.
MICHELE: Quanti ne hai in giro?
BEATRICE: Non so se la qualità è tale che si riescano a vedere.
MICHELE: No, ma si vede benissimo.
Quanti ne hai in casa, in camera?
BEATRICE: In realtà non tanti.
Non riuscirei neanche ad aprire un banchetto per fare un mercatino.
Poi essendo piccoli non riuscirei nemmeno a coprire bene.
Però sì, tu hai visto personaggi, vip…
personaggi dei cartoni, del mondo dello spettacolo.
Ma diciamo che mi sto specializzando molto sugli animali
perché sono il soggetto che prediligo, ma anche quello che mi richiedono di più.
Soprattutto pet memorial.
Quindi statuine di animali che con ci sono più.
MICHELE: Ho visto qualche video, sì.
BEATRICE: Sì, ricevo tantissime richieste di persone che hanno urne…
Con il tempo, ora sto per dire una cosa un po’ pesante,
si tende, forse per autodifesa, a dimenticare il volto di chi abbiamo perso.
MICHELE: È vero, sì assolutamente.
BEATRICE: Quindi molte persone mi contattano,
a me fa molto piacere, mi lusinga, mi raccontano la loro storia,
riesco ad entrare in empatia con loro
e so che spesso il lutto di un animale viene sottovalutato.
Mi lusinga tantissimo il fatto che
si affidino a me per creare la statuina del loro amico a quattro zampe.
MICHELE: Ma fai anche portachiavi? Ho visto che fai anche…
BEATRICE: Sì, possono essere sia statuine, memoriali come dicevo prima,
o portachiavi.
I portachiavi subiscono una lavorazione in più
perché vengono ripassati con la resina che li impermeabilizza,
in maniera tale da essere resistenti agli urti.
MICHELE: Ok. BEATRICE: Sono tutte tecniche
che sperimentando sono arrivata…
a una maturità.
So come gestire il materiale.
MICHELE: E crei anche de packaging?
Hai delle confezioni…
BEATRICE: Sì, tendo a personalizzare anche il packaging
disegnando la silhouette, con il nome
che chiedo sempre in modo tale da renderlo più personalizzato possibile.
Molti mi richiedono un’espressione particolare del loro animale.
Quella con cui vogliono ricordarlo.
Che sia con la lingua fuori, sorridente.
O magari alcune caratteristiche.
Ricordo che una ragazza di fargli il suo gattino che aveva subito un incidente
e non aveva il viso proprio perfetto.
Mi aveva chiesto se potesse essere un problema, ma assolutamente no.
Il fatto a mano è proprio questo.
Altrimenti sarebbero pezzi industriali.
L’unicità del pezzo secondo me
è una cosa importante e soddisfa anche il committente.
MICHELE: Sì, perché è un prodotto unico, è fatto per lui/lei.
È una cosa che solo loro hanno.
È una cosa unica, è normale.
La parola si descrive bene, è una cosa unica.
Funziona bene.
Quali sono i tuoi obbiettivi invece…
perché adesso stai crescendo sui social,
mi hai raccontato che vuoi aprire un tuo negozio online,
hai altri obbiettivi?
Cambiare qualcosa che stai facendo, migliorare qualcosa in particolare,
implementare qualcosa in più?
BEATRICE: In realtà al momento non ho tanto tempo per pensare a cosa cambiare.
Il fatto di essere l’unica, almeno in Italia, a fare una roba del genere…
non mi permette di fare pensieri su eventuali cambiamenti.
Mi piacerebbe, però…
sensibilizzare di più…
nei confronti dell’ecosostenibilità,
perché io tendo sempre a puntare, anche nei miei post,
velatamente
a questo concetto qui.
Al quale ho notato che le nuove generazioni sono molto vicine.
Perché sono nate in un’era di cambiamento climatico, no?
MICHELE: Eh sì.
BEATRICE: Quindi si impegnano anche attivamente a vivere in modo sostenibile.
Però sono molto attenti al digitale,
perché sono nativi digitali, nascono quasi con lo smartphone in mano.
Quindi riuscire a sfruttare le tecnologie digitali
per arrivare a divulgare questo concetto.
Anche perché, è vero il riciclo creativo
ma lo stesso sughero è un materiale naturale.
Io ho voluto evitare di usare
altri tipi di materiali, come le paste sintetiche,
proprio per puntare…
Diciamo che ho maturato il concetto nel corso del tempo.
Punto tantissimo su questo.
Molte persone si complimentano di questa scelta.
MICHELE: Sì, non è semplice trovare il prodotto adatto sul quale lavorare.
Però hai mai pensato di provare altri prodotti oltre al sughero?
In futuro o magari prima di iniziare a lavorare con…
BEATRICE: Sì, prima avevo cominciato anche con i legnetti trovati sulla spiaggia,
plastica,
gli stessi tappi da birra, che sono quelli…
oddio non mi viene il materiale…
Alluminio! MICHELE: Ok, sì.
BEATRICE: Avevo cominciato decorando quelli.
Però alla fine…
Non so…
Come dicevo è stata una crescita.
Sia di pensiero sia di sperimentazione manuale.
Per cui adesso ho trovato una sorta di stabilità.
Però non escludo un domani di continuare a…
sull’onda della sperimentazione…
MICHELE: Ma sì, certo.
BEATRICE: A fare qualcosa di diverso, assolutamente.
MICHELE: Sì, perché magari dopo un po’ di anni, lavorare sempre sullo stesso materiale…
poi può essere che…
BEATRICE: Ti stufa.
MICHELE: Eh, può succedere.
Diventa più monotona come cosa? BEATRICE: Oddio, prima…
MICHELE: Dopo, con il tempo.
BEATRICE: Probabilmente, però per il momento…
MICHELE: Adesso hai appena iniziato ad aumentare anche il carico di lavoro.
BEATRICE: Sì, poi devo prima finire di lavorare tutti i tappi di sughero che ho.
Perché ne ho un bel po’. MICHELE: E poi valuterai.
MICHELE: Ma quante richieste ricevi al giorno?
Perché con i social penso che avrai aumentato tanto.
BEATRICE: Tantissime, infatti ho dovuto chiudere gli ordini per il 2023.
MICHELE: Per il 2023? Tutto l’anno?
BEATRICE: Perché altrimenti non ce la si fa.
MICHELE: Mamma mia.
BEATRICE: Sembrerebbe esagerato, ma per un’artigiana non lo è.
MICHELE: Perché lavori da sola, sei tu che fai il lavoro.
BEATRICE: Esatto, ma poi lavorare…
Chi fa il mio mestiere mi capirà.
Oltre il lavoro manuale, come dicevi prima, mi hai trovata grazie ai social.
MICHELE: Certo.
BEATRICE: Quello è un altro lavoro, è un doppio lavoro.
Il pensare come potermi promuovere,
le foto, i video, il montaggio,
il rispondere ai messaggi,
pensare a una caption per i social,
che sia attrattiva.
Lo studiare anche, perché di mese in mese cambia l’algoritmo.
Bisogna mettersi in gioco, ecco.
MICHELE: Certo, è vero.
Parlo da creatore di contenuti.
Non è facile, ho avuto momenti di boom di visualizzazioni
e poi momenti di down. BEATRICE: Assolutamente.
MICHELE: Però una cosa so che funziona sempre.
La costanza.
Paga sempre.
Nei social paga sempre la costanza.
E comunque creare qualcosa di interessante per il pubblico che hai, la nicchia che hai.
Non è facile.
Però dà tante soddisfazioni se ci metti dell’impegno
e vedi dei risultati come nel tuo caso.
BEATRICE: Sì, ho notato che anche l’entrare in empatia…
ma anche la semplicità stessa ripaga molto.
Perché molto spesso mi è capitato di voler creare
contenuti di un certo tipo,
pensati e ripensati e che non sono andati bene.
Mentre la semplicità di accostare
il quadratino colorato a quello che so fare io
c’è stato il boom che non mi sarei mai aspettata.
MICHELE: Sì, perché viviamo in un’epoca dove tutto è “più facile”.
Una volta, quando volevamo guardare un video, andavi su YouTube.
I video erano di altissima qualità, montati da dio.
Adesso è tutto più facile: tutti possono prendere un telefono e fare un reel,
uno short, qualsivoglia.
Quindi insomma, è tutto più semplice.
E la gente che si ritrova a guardare un contenuto,
vuole anche un qualcosa di veloce, semplice,
immediato.
Viviamo in un’epoca in cui l’immediatezza è fondamentale.
È un peccato.
Però dai, tu hai coniugato l’immediatezza,
il fatto di essere così veloce,
a un lavoro come il tuo che è l’artigianato dove ci vuole molta pazienza.
No?
BEATRICE: Sì, una certa tempistica, lentezza, studio.
Sì, è il giusto compromesso diciamo.
Magari è un modo per avvicinare le persone
perché io non mi aspettavo una richiesta di questo tipo,
soprattutto da italiani.
All’inizio ho arrancato un po’,
ho avuto tantissimi fallimenti.
Saranno più di cinque anni che provo a farmi conoscere sui social,
ma solo adesso sto avendo un minimo di riscontro.
Sono stata fino ad oggi a tentare di capire dove sbagliavo
e a pensare che le persone non fossero interessate a quello che facevo.
Magari perché la mia arte fosse troppo strana,
o che l’artigianato non andasse più di moda, non venisse più apprezzato.
Invece probabilmente i miei contenuti venivano mostrati
a quella nicchia di persone che non era interessata.
Era una questione di incanalarsi verso il giusto pubblico.
MICHELE: Sì, sei comunque un ottimo esempio di persona che si è impegnata,
ha fallito, perché nella vita non tutto è facile. BEATRICE: Assolutamente.
MICHELE: Lo sappiamo.
Le cose difficili sono quelle che danno più soddisfazione.
Il fatto di provare, di tentare, non hai mollato ed eccoti qui oggi
a lavorare e a fare quello che ti piace.
E questa è una cosa molto bella.
BEATRICE: Eh sì, ci dicono tutti che… soprattutto la mia generazione
che è un po’ penalizzata dal punto di vista professionale.
Non si è più tanto giovani, ma non si è neanche troppo vecchi.
Quindi spesso sento dire che il lavoro bisogna crearselo da soli.
E ci ho provato. MICHELE: Eh, dai.
Ci hai provato, ma sì dai.
Alla fine sei una piccola imprenditrice.
Hai la tua piccola azienda, il tuo piccolo…
BEATRICE: Anche se non mi sento molto imprenditrice
penso che chi crea non è tanto portato a sapersi vendere.