#5: La voce di Vegeta, Marshall e Gordon

Study this video as a lesson on LingQ

MICHELE: Buongiorno, buon pomeriggio e buonasera.

Io sono Michele e questo è il podcast in italiano di LongQ.

Oggi avremo il piacere di conoscere Gianluca Iacono,

un famoso doppiatore italiano

che ha prestato la sua voce a personaggi molto popolari di serie TV

come Vegeta di Dragon Ball, Marshal Eriksen di “How I met your mother”,

Gordon Ramsay.

Ha lavorato anche in tantissime serie Tv,

film, videogiochi.

Insomma, una persona che ha un’esperienza molto grande,

circa 30 anni, se non di più.

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Benvenuti in questo nuovo episodio in italiano del podcast di LingQ.

Oggi avrò il piacere di parlare con Gianluca Iacono.

Un famoso doppiatore italiano che ha prestato la sua voce

a personaggi molto popolari di serie TV

come Vegeta di Dragon Ball,

Marshal Eriksen di “How I met your mother”,

e Gordon Ramsay, lo chef inglese famosissimo

in tutti i suoi programmi in Tv.

Intanto grazie mille di essere qui, per me è un onore.

GIANLUCA: Grazie a te, piacere mio. Bentrovato e bentrovati.

MICHELE: Oggi avremo il piacere di conoscere un po’ meglio

il percorso di Gianluca, il suo mestiere

perché questo mestiere è molto importante in Italia.

Forse in alcuni Paesi questo è meno comune,

però in Italia è molto popolare.

Ovviamente hai un sacco di fan che ti seguono.

GIANLUCA: Sì, parecchi.

MICHELE: È una cosa comune, non solo te.

Abbiamo tantissimi doppiatori famosi in Italia e Gianluca è uno di questi.

Hai più di 30 anni di esperienza alle spalle.

GIANLUCA: Esatto, sì.

Poi da quando ho deciso di diventare social

perché prima non lo ero,

questo è certo che poi ti apre al pubblico.

Sono più famoso di altri anche perché ho deciso di far vedere

la mia brutta faccia agli altri. MICHELE: Ma dai!

MICHELE: Però sì, perché lavorando nel mondo del doppiaggio

la faccia è una cosa che non si vede

ed entrando nel mondo dei social

si riesce a capire chi ci sta dietro tutto questo lavoro.

Io partirei con la prima domanda dell’intervista.

Come è iniziato il tuo percorso in questo lavoro di doppiatore?

GIANLUCA: Ti dico una cosa che ho già detto altre volte ma ripeto volentieri.

Nel senso che tendenzialmente, ma nel mio caso sicuramente perché lo so,

diciamo che non mi reputo un doppiatore.

Io mi reputo un attore.

Un doppiatore di per sé non esisterebbe.

È come dire “io sono un musicista jazz”.

Sì, ma sono un musicista.

È un po’ la stessa cosa.

Quando ho cominciato nemmeno sapevo cosa fosse il doppiaggio.

Anche perché io sono del 1970, ho iniziato a studiare dizione nel 1982.

Quindi ho iniziato a fare le primissime cose, RAI, doppiaggio, che ero piccolissimo.

Avevo 13 nel 1983.

Non esisteva internet, non c’erano i social.

Nessuno sapeva cosa fosse il doppiaggio, a meno che tu non fossi un doppiatore

o un amico di doppiatori.

La mia idea ovviamente…

la mia indole era quella di recitare in generale,

di fare l’attore, cosa che poi ho fatto.

Mia madre ha captato qualcosa,

quindi si è detta la classica cosa “o lo portiamo da uno bravo

oppure gli facciamo fare qualcosa che ha che fare con la recitazione”.

Non hanno scelto lo psichiatra ma una scuola di dizione.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Poi recitazione e poi è arrivato il doppiaggio

quasi subito, ma mischiato a tante altre cose,

al teatro, alla radio.

MICHELE: C’è stato prima un percorso formativo, hai studiato dizione,

hai studiato recitazione anche.

Prima di fare questo lavoro.

GIANLUCA: È obbligatorio.

Per fare doppiaggio nello specifico è ancora più importante.

Già quando uno fa teatro viene per imparare a usare la voce, parlare in dizione.

Ma quando sei al microfono, dove tutto è talmente preciso al dettaglio

la tecnica è fondamentale, l’aspetto dizione and company.

MICHELE: Certo. Quindi qual è stata la prima volta che hai messo piede in una sala doppiaggio?

Dove hai lavorato proprio in uno studio di doppiaggio.

Su quale progetto iniziale? Quand’è che hai iniziato?

GIANLUCA: Il mio ricordo è dell’83.

Nell’82 feci il corso di dizione.

Il mio insegnante, che è un po’ mentore, era un attore famoso

che a Torino aveva messo su questa scuola

e da lì sono usciti parecchi attori e non di Torino.

Tutti quelli che hanno lavorato nel teatro, nel cinema,

nel doppiaggio, tutto insieme, sono usciti da lì.

Dopo un annetto che io avevo imparato a parlare abbastanza in dizione,

mi ero tolto quell’accentaccio da torinese figlio di meridionali,

quindi una roba proprio…

che è la maggior parte dei bambini di Torino di quel periodo.

Cercavano dei bambini per fare doppiaggio

dei primi prodotti che arrivavano dalle Tv locali dell’epoca

perché parliamo dell’83.

Stava nascendo Fininvest, c’erano le prime televisioni private.

MICHELE: Certo.

GIANLUCA: Rai 1, Rai 2, Rai 3, finiva lì.

MICHELE: Poi è arrivata Mediaset.

GIANLUCA: Fininvest, all’epoca si chiamava Fininvest.

MICHELE: Ah, è vero.

Non ero ancora nato.

GIANLUCA: Col biscione.

E nascevano le prime televisioni private appunto.

Gold, Eurogoldest, non mi ricordo come si chiamavano…

Telelombardia, tutte le televisioni varie.

Io abitavo a Torino però.

Comunque queste televisioni vogliono dei prodotti.

Quindi compravano film anche di serie B, un po’ di tutto…

…serie, sceneggiati.

E quindi mi trovai a doppiare questo bambino,

un bambino in un telefilm.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Mi ricordo quello, poi avrò fatto anche altre cose miste

Però all’inizio

ho rotto il ghiaccio con quello.

MICHELE: Ok, piccoli lavoretti insomma.

GIANLUCA: Esatto.

MICHELE: Per fare un po’ di esperienza nel campo.

Il primo progetto serio qual è stato?

GIANLUCA: Il primo progetto serio

fra virgolette

è quando mi diedero un personaggio in una telenovela.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Andavano fortissimo, anche per tutti gli anni 90.

Facevano una telenovela, di quelle che andavano su Rete 4,

ammesso che si chiamasse già Rete 4, ma credo di sì,

una telenovela in cui facevo un personaggio.

Non era un protagonista, ma facevo un personaggio.

Anche lì ero acerbo come non so cosa,

però poi mi sono sciolto.

MICHELE: Ti sei sciolto.

GIANLUCA: Questo era Torino ovviamente.

Poi iniziai ad andare a Milano nel ’90 tipo.

nel 1988/1989 intanto andavo a Milano

provavo a farmi sentire, facevo qualche brusìo su “Sentieri”,

la famosa soap opera.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Poi dal ’90 al ’91 andai in Merak Film.

Ero piaciuto e quindi ho inziato a fare delle cose,

cartoni, serie Tv, ecc…

GIANLUCA: E poi da lì… MICHELE: E poi da lì…

GIANLUCA: Nel ’93 ho fatto il mio primo personaggio in un anime,

nel ’92 i Sailor Moon.

Tutto sempre alternandolo, però, con tanto teatro,

con tanto teatro cabaret, con un po’ di progetti.

Per quello non mi reputo un doppiatore.

MICHELE: Certo.

GIANLUCA: Sono un attore che lavora molto nel doppiaggio.

MICHELE: Certo.

Secondo te un doppiattore ha più esperienza rispetto a un attore

a livello professionale?

Visto che un doppiatore sta dietro un leggio

e deve poi doppiare un personaggio.

Secondo me c’è più esperienza da questo punto di vista.

GIANLUCA: Diciamo che c’è una richiesta tecnica di un certo tipo.

Soprattutto sulla voce che è il veicolo con cui si recita.

Ci sono delle specifiche in più

che l’attore di teatro non ha necessità di avere.

Nel senso che quando si fa doppiaggio bisogna essere pulitissimi

nell’articolazione.

Un attore che dice “témpo” o “sénza” come si dice a Milano,

non se ne accorge nessuno.

Se li sbaglia tutti sì, ma ogni tanto sbaglia un accento non è che andrà…

Nel doppiaggio “sénza” non si può dire.

Ogni regione ha la sua e non si può sbagliare in dizione

E inoltre, c’è poi il fatto di passare,

entrare nel personaggio con una velocità che non è richiesta in teatro.

Magari nel cinema un po’ di più, però nel cinema ti studi la parte prima.

Nel doppiaggio no.

Nel doppiaggio entri, la vedi, la fai.

E devi capire subito che cosa stai facendo.

E magari in una giornata fai cinque personaggi.

Sei personaggi.

Una cosa che nel cinema non farai mai.

Ne fai cinque o sei in un anno.

MICHELE: Sì, sì. È vero.

Nel doppiaggio uno lavora tanto, può succederti in una settimana

di fare dieci personaggi diversi, perché magari tante cosine…

fai una cosa piccola, poi una grossa,

però magari fai un vampiro, un dottore, un pesce, un saiyan.

MICHELE: Esatto.

GIANLUCA: Quindi bisogna essere molto versatili

e avere una tecnica molto solida.

MICHELE: Sì, la dizione è fondamentale. Perché poi ovviamente

se ci pensiamo, quando guardo un film doppiato

mi concentro molto di più sulla dizione.

E questo contenuto viene distribuito in tutta Italia e deve avere un italiano standard.

Non può avere una cadenza regionale, lombarda, veneta.

GIANLUCA: Eh, certo.

Perché sarebbe un po’ come se uno decidesse…

Negli Stati Uniti il doppiaggio di per sé, come c’è da noi, non c’è.

Ma è come se tu guardassi un film e un attore parlasse in texano, un altro…

MICHELE: Esatto.

GIANLUCA: In certi film lo fanno, ma per scelta di avere…

accenti diversi, come succede anche nei film italiani.

MICHELE: Sì, è vero.

GIANLUCA: Però se devi doppiare un cartone animato,

non credo che anche in America prendano uno con l’accento del Texas,

o con l’accento wisconsin.

È improbabile.

MICHELE: È vero, è vero.

GIANLUCA: Uno non deve riconoscere… perché se no entri subito… capito?

MICHELE: Sì.

GIANLUCA: Immaginati Vegeta in napoletano.

MICHELE: È stupendo.

Me lo potresti fare per favore?

Giusto due secondi, una battuta.

GIANLUCA: Maledetto Kaarat.

Ti ho detto un sacco di volte che non mi devi scassare le scatole.

Ora ti faccio un Big Bang Attack

e t’accappotto.

MICHELE: Esatto.

GIANLUCA: Diventa un’altra cosa

MICHELE: Dovresti fare un video su Youtube riguardo a questo.

Magari Vegeta con vari accenti italiani.

O Gordon Ramsay, o non so.

Sarebbe fighissimo.

GIANLUCA: È una cosa che dovevo fare.

Fra i tanti progetti ci sarebbe anche questo.

MICHELE: Esatto. Un Vegeta siciliano,

oppure veneto.

Sarebbe fighissimo, lo guarderei stravolentieri.

Ma cosa vuol dire essere doppiatore in Italia?

Quali sono i pro e i contro di questo lavoro in questo Paese, secondo te?

GIANLUCA: Considera che negli anni è anche un po’ cambiato tutto.

Tanto quanto è cambiato il nostro Paese.

È cambiata l’economia, è cambiata la tecnologia.

Quindi anche questo lavoro.

Per forza di cose.

Quindi nel doppiaggio nello specifico

i pro sono sicuramente che è un lavoro molto bello.

Se uno è portato e gli piace è un lavoro appassionante doppiare.

È una specifica della recitazione

che è molto affascinante.

Infatti attrae un sacco di persone che vorrebbero studiare doppiaggio.

Il fatto di poter fare 1000 cose con la voce,

perché con la voce si possono fare un sacco di cose,

è molto affascinante.

I pro sono sicuramente che è un lavoro

che tutto sommato, una volta che entri, la difficoltà è quella di entrare.

Una volta che entri e sei consolidato come un bravo professionista affidabile,

si lavora abbastanza.

Poi dipende anche dove vivi.

Il doppiaggio in Italia si fa a Roma, Milano e Torino.

Ogni tanto c’è qualcosina qua e là, ma…

robe più solide sono lì.

MICHELE: Devi spostarti per fare questo lavoro.

Se non vivi a Roma, Milano o Torino. Esatto.

GIANLUCA: Magari ci sono scuole di doppiaggio nate un po’ ovunque,

in Sicilia, in Campania, in altri posti.

Però chi la fa deve essere consapevole del fatto che poi deve decidere…

MICHELE: Di spostarsi.

Infatti tu vivi a Milano, giusto?

GIANLUCA: Sì, vivo a Milano. Sono nato a Torino, vivo a Milano da 22 anni.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Quindi niente, sto qui. Mi va bene stare qua.

Potevo anche scegliere di andare a Roma.

Però non l’ho fatto. Ci vado ogni tanto a doppiare,

a fare delle cose.

I pro sono che se il lavoro gira bene, si guadagna più di un lavoro

basic, standard.

Non è un lavoro in cui diventi… se vuoi diventare ricchissimo c’è altro.

Però si vive dignitosamente.

MICHELE: Beh, sicuramente è una professione interessante.

Infatti tantissimi giovani vogliono fare questo lavoro.

Un po’ come la rock star.

Almeno in Italia penso sia così.

Anche compagni di classe che ho avuto in passato,

tanti mi hanno detto “Voglio provare questa professione”.

Ma perché poi rimani affascinato.

Cresci con queste serie Tv, come Dragon Ball nel mio caso.

Io ho visto tutti gli episodi di Dragon Ball

e per me anche adesso è un’emozione parlare con te in questo momento.

Fissato di “How I met your mother”,

e ovviamente di fronte a me ho la voce di Marshall.

È come se tu fossi una rock star.

Italiana, ma esatto. È così.

GIANLUCA: Però diciamo che, come tutti i lavori artistici,

non puoi deciderlo solo con la testa,

non puoi dire “voglio fare quello perché è figo”. MICHELE: Esatto.

GIANLUCA: È come i bambini quando dicono “io voglio fare l’astronauta”.

Ho capito… MICHELE: Eh certo.

GIANLUCA: Non è che ti metti una tuta e vai.

Devi farti un mazzo così a studiare aeronautica e quant’altro.

Insomma c’è un percorso lungo.

E il doppiaggio anche.

C’è l’attore, poi specializzandoti di più nella voce,

è come studiare uno strumento musicale.

Vuoi imparare a suonare la chitarra per strimpellare con gli amici,

o vuoi diventare un chitarrista vero?

Perché è diverso, eh. MICHELE: È diverso.

GIANLUCA: Fare il chitarrista vero vuol dire studiare tanto.

MICHELE: Sì. Poi puoi avere una bellissima voce,

però se non sai usarla… è come avere una Gibson ok?

GIANLUCA: Bravo. MICHELE: Di Angus Young.

Ma se non sai suonarla questa chitarra…

diventa difficile come cosa, no?

GIANLUCA: È una cosa che anche io dico sempre.

Puoi avere un pianoforte da 100.000 euro,

bellissimo,

ma poi non lo sai suonare e che te ne fai?

MICHELE: Esatto.

Magari hai tutto questo talento che non sai sfruttare.

Magari c’è qualcuno che non ha una voce così bella,

ma hanno una buona tecnica.

E allora in quel caso lì

riescono a fare questo lavoro, no?

GIANLUCA: È un po’ come dire che la voce corrisponde al fisico, no?

Non è che uno deve essere bello per fare l’attore.

Deve essere bravo per fare l’attore. MICHELE: Vero.

GIANLUCA: In Italia va be’, nel mondo parallelo delle fiction

a volte conta più il bello del bravo.

Ma purtroppo in Italia ci sono delle regole un po’…

che non condivido, mettiamola così.

MICHELE: Ok.

Ma tu preferisci doppiare un contenuto rispetto a un’altro,

ad esempio videogiochi, film, serie Tv.

Cosa ti piace doppiare di più?

GIANLUCA: Le robe che mi danno più soddisfazione

in realtà sono i film.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Doppiare un bravo attore in un film.

Perché lì metti in gioco tutto il tuo essere un bravo attore.

Quindi è importante. MICHELE: Certo.

GIANLUCA: Un bravo attore ti dà la possibilità

innanzitutto di essere fedele al lavoro che ha fatto lui,

ma di seguire delle sfumature…

se il lavoro è fatto bene diventa molto interessante

attorialmente parlando.

Con un cartone animato ti diverti, con un videogioco anche.

Che poi si doppia anche in maniera un po’ diversa.

Ti diverti.

Però per uno che

che si sente attore davvero, il film è la massima soddisfazione.

MICHELE: E a livello lavorativo cambia qualcosa?

Cioè rispetto a doppiare un film o un videogioco,

o una serie Tv.

A livello tecnico, lavorativo.

È più difficile, è più facile?

GIANLUCA: Hanno difficoltà diverse.

Nel senso che, se tu doppi un cartone animato

o un anime, che poi alla fine insomma…

i cartoni animati giapponesi si chiamano anime.

MICHELE: Non vogliamo offendere nessuno.

Quindi chiamiamoli anche anime.

Esatto.

GIANLUCA: È una cosa che ho iniziato a dire da un po’

ma perché lo dico anche in pezzo di stand up dal titolo

“Ma tu sei Vegeta”.

E qui dico: “I giapponesi che non sanno parlare benissimo l’inglese,

quando in realtà la parola è animation, hanno detto animatiòn.

Hanno sbagliato l’accento e diventa “anime”. MICHELE: Esatto.

GIANLUCA: Animation è il prodotto di animazione, cioè cartone animato.

Ma va be’.

Però dicevo, i cartoni animati di per sé

danno più spazio alla creatività.

Al fatto di inventarsi delle cose

che non stanno né in cielo né in terra, come si dice.

Perché sono cose che non esistono.

Le cose che fa Vegeta non esistono.

Le cose che fa, che ne so…

un personaggio che si allunga, esplode e poi si ricompone

non esiste nella realtà e tu devi pensare a come dargli una voce.

Quindi o ti appoggi alla lingua che senti in cui è stato doppiato prima,

in inglese o altro,

o decidi, come nel mio caso di Vegeta, come farlo tu.

Decidi tu, anche parlandone con il direttore di doppiaggio, che strada prendere.

MICHELE: Eh be’, sì.

GIANLUCA: Mentre invece in un film devi ascoltare quello che ha fatto l’attore.

Perché è una questione di rispetto di un collega che ha fatto un ruolo.

Quindi non ti inventi una cosa di sana pianta.

MICHELE: E un videogioco invece?

GIANLUCA: Un videogioco è più complicato

perché noi non vediamo quasi mai quello che facciamo.

MICHELE: Ok, niente!

GIANLUCA: Quasi mai niente, a parte qualche cinematic del gioco.

Mi è successo in Far Cry 5

di vedere… MICHELE: Qualche scena.

GIANLUCA: Sì, qualche scena.

Però in generale noi doppiamo sulla forma d’onda.

Tanto ormai tutti sanno cos’è un programma audio.

MICHELE: Sì.

GIANLUCA: Tu registri sulla forma d’onda.

Nella forma d’onda io ho quella dell’inglese che ha registrato quella frase lì

e io la rifaccio in italiano andando in sync con la forma d’onda.

MICHELE: Ok.

GIANLUCA: Battuta dopo battuta, lungo tutto il percorso del…

MICHELE: È un po’ noioso come lavoro in questo caso non vedendo niente?

GIANLUCA: Dipende da cosa fai.

Ci sono delle volte che sì.

Nel senso che se devi fare un gioco di guerra o uno un po’ ripetitivo,

e quindi devi fare tutta una serie di cose…

Ho fatto per esempio…

tanto è di pubblico dominio quindi lo posso dire,

il commentatore dell’ultimo gioco di formula 1.

MICHELE: Ok, figo.

GIANLUCA: In cui però ho fatto tutte le varianti possibili come si fa nei giochi.

Dipende chi vince, chi perde e cosa succede.

MICHELE: Mamma mia!

GIANLUCA: Tutte le varianti in cui

“e il nostro Leclerc non è riuscito purtroppo ad arrivare in fondo”,

“e il nostro…”, ecc. E lo fai per tutti.

Quindi diventa meno creativo, ma più seriale.

Quindi dopo un po’ mi addormento. MICHELE: Sì, esatto.

GIANLUCA: Ci sono state delle volte veramente in cui

ripetendo tantissime cose per tre ore,

perché un turno dura tre ore circa,

che dopo un po’ davvero facevo: [inaudible].

Andiamo, dai forza!

Così.

Per me è meccanico ormai, quindi…

uno che ha appena cominciato sarebbe lì, così.

Con gli occhi sbarrati. MICHELE: Ah beh, sì certo.

GIANLUCA: Io ormai, va be’.

MICHELE: Però tre ore, sembra impegnativa come cosa.

Anche perché stiamo usando la nostra voce.

È stancante anche a livello fisico.

GIANLUCA: Ecco perché bisogna saperla usare,

perché se no ci si stanca molto più in fretta.

MICHELE: Sì, esatto. Perdi la voce dopo nemmeno 10 minuti.

GIANLUCA: Immaginati un gioco di guerra, un Call of Duty,

dei vari che ci sono.

E tu devi urlare: “GRANATA!”

“SPARIAMO!”

“FORZA!”

Tutto il tempo così.

Se non la sai usare, cinque minuti…

MICHELE: Esatto, poi ti va via la voce.

Sì è vero, mamma mia.

Un’ultima domanda riguardo sempre al doppiaggio.

C’è un personaggio in particolare che ti piacerebbe doppiare in futuro?

Un attore, o un personaggio di qualche film, serie Tv.

Non so, hai un’idea?

GIANLUCA: Mi piacerebbe doppiare…

MICHELE: O magari qualcosa che deve ancora uscire.

Anche un film Marvel che vogliono fare in futuro.

GIANLUCA: Un supereroe non mi dispiacerebbe,

visto che ho sempre avuto un animo un po’ dark.

Soprattutto quando ero ragazzino, ora meno ovviamente.

Batman o Joker,

che sono poi due facce di una stessa medaglia.

Batman nel suo essere così, con la voce più…

grattata.

MICHELE: Beh, tu hai una voce profonda.

Quindi insomma…

GIANLUCA: Poi se uno ci gioca un po’, la voce uno può farla

puoi fare Marshal che è una cosa,

o puoi fare Gordon che è un’altra, quindi…

O Joker, che è un pazzo scatenato e allora anche lì…

i pazzi sono sempre…

MICHELE: Eh sì.

Delle belle sfida da affrontare.

MICHELE: È anche difficile da recitare.

Perché devi immedesimarti.

GIANLUCA: Perché poi il pazzo, come anche l’ubriaco nei film,

spesso il rischio è di cadere nella macchietta.

Per macchietta intendo lo stereotipo.

Cioè faccio l’ubriaco in questo modo qui.

Questo è il classicone standard.

Farlo invece in maniera un po’ più originale richiede un lavoro…

MICHELE: È vero. Perché se no diventa una cosa monotona

sempre vista e rivista e allora è diverso.

Il prodotto finito è più bello se è più originale.

GIANLUCA: Più vai a fondo da un punto di vista…

più è bravo l’attore che lo fa.

Voglio dire, Joaquin Phoenix nell’ultimo Joker

per me è stato superbravo.

Quindi confrontarsi con uno così…

eh beh. MICHELE: È un’altra storia.

GIANLUCA: Tanta roba.

MICHELE: Mi puoi fare un lampo finale giusto per chiudere questa intervista?

Per soddisfazione…

Ti faccio perdere la voce.

Magari c’è qualcuno che sta dormendo, non so.

GIANLUCA: Non la perdo, più che altro faccio perdere l’udito

a chi magari accende il video e non se lo aspetta.

MICHELE: Va bene, quindi preparatevi.

GIANLUCA: Dai.

Lo faccio breve.

Dico che lo faccio breve e poi lo faccio lungo. MICHELE: E lo fai lunghissimo.

Lampo finale!

MICHELE: Ok, brividi.

Ho la pelle d’oca.

Grazie mille.

Ma stai ancora urlando? Oh, è così…

GIANLUCA: Mi sono fermato. MICHELE: Non ho più sentito da quanto era forte.

Comunque grazie mille per aver accettato l’invito per questa intervista.

È stato un piacere.

Anche parlare del mondo del doppiaggio è super interessante.

Avremo anche altri doppiatori/attori

perché secondo me è un mondo

dove la cultura italiana è molto forte, secondo me.

Quindi è anche figo scoprire questo settore.

Perché secondo me all’estero non è così conosciuto,

non è così popolare, comune.

Invece in Italia è una cosa diversa.

GIANLUCA: Piccola cosa prima di lasciarci. MICHELE: Certo.

GIANLUCA: Ho debuttato a giugno, ma lo farò quest’anno

di sicuro a Milano, poi a Roma

con lo spettacolo “Vegeta è morto e l’ho ucciso io”,

che è una dissacrazione di questo mio rapporto con Vegeta,

in cui però parlo anche di doppiaggio,

di cosa vive un doppiatore che torna a casa la sera

e pensa di aver lasciato il lavoro in studio e invece le voci lo perseguitano,

lo inseguono sempre.

Quindi è uno spettacolo comico, però con una seri di spunti di riflessione.

Il 10 e 11 gennaio lo faccio a Milano al Martinitt.

La prima settimana di febbraio lo faccio a Roma nel Teatro De’ Servi.

MICHELE: Io ovviamente lascerò i link del tuo canale Youtube,

della tua pagina instagram sotto questo video.

Ovviamente se hai un link per… GIANLUCA: Assolutamente sì.

GIANLUCA: Ho un Linktree, ti mando quello. MICHELE: Perfetto.

Perfetto, così poi me lo mandi e metto tutto sotto il video dell’intervista.

E niente, grazie ancora Gianluca. Davvero.

Grazie di tutto.

MICHELE: Alla prossima. GIANLUCA: Dimmi quando esce così la vedo.

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